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Leopold IX (breve racconto di fantascienza)
di Gatto NineNineNine   

 Racconto breve di fantascienza intitolato Leopold IX scritto da me Gatto NineNineNine e mio padre Inzbin   

Ti voglio presentare questo nostro breve racconto di fantascienza, scritto a quattro mani da me Gatto NineNineNine e mio Padre Inzbin intitolato: Leopold IX

         

Leopold IX

          

 Racconto breve di fantascienza intitolato Leopold IX scritto da me Gatto NineNineNine e mio padre Inzbin  

-- Leo, cosa stai leggendo di così interessante ? – Marta non sapeva più come fare con suo marito. Quell’uomo se ne stava seduto sulla sua poltrona, assente, per ore e ore, incantato a leggere quel dannato libro. Erano tre giorni che non faceva altro. Tornava dal lavoro, mangiava rapidamente e riprendeva la lettura. Non si curava più neppure di risponderle.
-- Leo, esisto anch’io … -- si lamentava la donna. Leo non la sentiva.
“Leopoldo IX  vegliò sulle sorti della Santa Romana Chiesa, in nome del Dio Creatore, dal 1835 al 1859, la sua guida illuminata …” era un libro affascinante, anche se non a tutti piacciono le biografie storiche. Leopold ne era incantato. Aveva trovato quel libro in una bancarella, in centro, uno di quei posti dove è possibile comprare i libri a metà prezzo e dove si può trovare veramente di tutto.
Inizialmente era rimasto stupefatto nel vedere il ritratto di Papa Leopoldo IX stampato in copertina. Era così simile a lui che per un attimo aveva creduto di vedersi riflesso dentro uno specchio.
Così, colto da una genuina curiosità, aveva acquistato il volume ed ora, tutti i giorni, non aspettava altro che tornare a casa per poter riprendere la lettura. Per ammirare il suo alter ego.
“… alcuni biografi suoi contemporanei affermavano che Leopoldo IX avesse avuto un incontro, mai confessato apertamente, con alcuni emissari del mondo mussulmano. Non è dato di sapere quali furono gli argomenti di tali incontri segreti …”
-- Leo … per l’ultima volta … io vado a dormire. – Sentenziò Marta voltandosi stizzita e uscendo dal soggiorno. Leo non si accorse di nulla tanto era concentrato.
Verso le cinque del mattino, mentre fuori albeggiava, l’uomo si rese conto di essersi assopito con il suo libro in mano. Un dolore sordo gli attanagliava la schiena. Guardò distrattamente l’orologio a parete e riprese a leggere come se nulla fosse accaduto.
Marta lo ritrovò esattamente come lo aveva lasciato la sera prima. Era preoccupata. – Va tutto bene ? – Chiese delicatamente.
-- Tutto bene. – Rispose lui. Si stiracchiò mugolando e si alzò aiutandosi con le braccia.
-- Ti preparo un’abbondante colazione così ti sentirai meglio. – propose la donna.
-- Grazie. – Avvicinandosi alla moglie la baciò con candore e si avviò verso il bagno.
Marta, mentre cucinava sbadatamente un paio di uova e pancetta, pensava intensamente alla trasformazione che aveva avuto Leo dal momento che quel libro era entrato nella loro casa. Aveva più volte pensato di eliminare quell’incomodo oggetto gettandolo nella spazzatura ma si era trattenuta. Sarebbe stato scortese da parte sua, in fin dei conti suo marito non faceva altro che leggere appassionatamente un bel libro. Alla donna sembrava proprio che il marito ne fosse ipnotizzato, ma con una scrollata di spalle allontanò quello scomodo pensiero.
Durante la colazione i due si sorrisero reciprocamente. “E’ piacevole vederlo rilassato” pensava la donna. “Siamo sposati da anni e lui ancora mi sorride tutte le mattine come se mi vedesse per un romantico appuntamento.” Quella era stata la prima cosa che aveva notato in Leo, il suo sorriso delicato e sincero. Su questo non si poteva sbagliare, era sempre il suo Leo. Magari, ultimamente, leggermente più confuso del solito, ma pur sempre il suo compagno per la vita.
Leopold, dopo aver fatto colazione, uscì dalla casa incamminandosi lungo il viale che percorreva tutte le mattine, sei giorni su sette, per andare a lavorare. Non si era mai lamentato del proprio lavoro. Come ogni buon impiegato, spesso, riportava a casa i malumori accumulati durante la mattina, piccoli inconvenienti, qualche sgarbo, un paio di avvenimenti e a volte buffe storielle. Ma nulla di più. Era un marito sobrio e coscienzioso.
“Se almeno non avesse mai comprato quel libro !”
Marta osservava suo marito che camminava. Non appena Leo oltrepassò la siepe della vicina di casa, non più in vista, la donna corse in soggiorno e prese in mano il misterioso volume. Per un attimo lo soppesò e lo scrutò malignamente. Pensò seriamente e lungamente a come poterlo distruggere, ma accantonò ben presto tale impulso. Si sedette sospirando e, finalmente decisa, lo aprì.
Non lo aveva ancora letto, la curiosità di una donna non la si può frenare troppo a lungo.
La faccia paffutella di quel lontano papa era riportata in bianco e nero sopra la prima pagina. Sotto l’immagine veniva spiegato che il ritratto era stato dipinto da un famoso pittore dal nome impronunciabile. Un dipinto curato e molto particolareggiato. Vederlo senza i colori pareva quasi una sbiadita fotografia scattata una trentina di anni prima.
Marta osservando quell’immagine per la prima volta con attenzione venne colpita dalla somiglianza di quel vetusto personaggio con il proprio marito. Una somiglianza tanto precisa da sconvolgere. Forse era proprio per questo che Leo ne era tanto affascinato ?
La donna iniziò a leggere. Chissà ? Forse avrebbe compreso qualcosa di più sul comportamento di suo marito.
“Leopoldo De Pisis ebbe la sua fumata bianca nel marzo dell’anno domini 1876 e salì sul soglio di Pietro con il nome di Leopoldo IX. Fu il primo Papa della storia ad essere eletto solamente dopo un anno di vescovato …” Marta smise subito di leggere, annoiata. Sfogliò alcune pagine a caso e notò con cupa tristezza che si trattava di un testo interamente costellato di date, avvenimenti, ricorrenze, missive, lettere e interpretazioni. Cosa mai ci trovava di tanto interessante un umile impiegato come suo marito ?
Leo rientrò a casa alla solita ora, era una persona particolarmente metodica. La prima cosa che fece, subito dopo essersi tolto il soprabito, su quella di sedersi sulla sua poltrona con l’inequivocabile intenzione di immergersi nella lettura.
“Una fissazione!” Pensò Marta mentre lo osservava, attenta e leggermente preoccupata.
-- Ma guarda cosa si deve sentire ! – Urlò l’uomo quella sera, più tardi, sempre stringendo in mano il suo adorato libro. Marta ebbe un sussulto nel sentirlo. Non tanto per il fatto che aveva urlato, era abituata a vederlo accaldarsi durante le partite di calcio oppure quando al telegiornale raccontavano qualche notizia particolarmente inquietante. Quello che stupiva la donna era che l’uomo si stava accalorando per quello stupido libro.
Dopo un’oretta, proprio mentre la donna si preparava ad andare a dormire, Leo ebbe un altro, rumoroso, impeto di rabbia.
-- Sono tutti degli ipocriti ! --- Esclamò scaraventando lontano il libro e alzandosi di scatto.
Questo era troppo, anche per la pazienza della donna che si girò a guardare suo marito.
L’uomo era scuro in volto e camminava in cerchio attorno alla sua poltrona. Aveva tutta l’aria di essere furioso.
La curiosità della donna divenne insostenibile, tanto da spingerla ad avvicinarsi al caro marito per cercare di capire cosa mai gli frullasse per la testa.
-- Cosa c’è caro ? – Chiese lentamente, prudentemente, mentre si avvicinava.
Leo era furibondo. “Proprio come l’anno scorso, quando aveva litigato con il capoufficio.” Pensò Marta.
-- C’è qualcosa che posso fare per te ? – Chiese ancora, sorridendo.
-- Zitta donna. Zitta. – Sbottò lui scuotendo la mano e indicando di andarsene.
-- Caro … -- provò a parlargli lei.
-- Zitta donna, zitta. Devo pensare. Devo ricordare. – Detto ciò l’uomo si sedette pesantemente e non proferì più parola.
Quella sera Marta si addormentò senza il conforto di avere un marito accanto. Era già la seconda volta che sentiva suo marito distante per colpa di quello stupido libro. Si sentiva anche confusa in modo bizzarro e frastornante per la reazione che Leo aveva avuto. Per qualche istante considerò tutta la faccenda da un punto di vista puramente medico: “Mio marito è impazzito.” Sentenziò. Successivamente, senza nessun filo logico che la potesse aver portata fino a quel punto, cercò di guardare tutta la cosa sotto un profilo più arcano. “Quella megera del secondo piano mi ha fatto il malocchio.” Confutò. Infine, accorgendosi che nessuna di quelle illazioni portava a qualcosa di concreto, si chiese seriamente se non fosse lei a soffrire di arteriosclerosi. Infine si addormentò.
La mattina successiva, non troppo riposata, ma lucida, si diresse verso la cucina passando proprio di fronte a Leo. L’uomo sembrava ancora immerso nel suo nervoso. “Che faccia pure ciò che crede meglio.” Pensò la donna alzando le spalle indispettita. Quell’uomo non si poteva permettere il lusso di confonderla a quel modo, era una cosa che le urtava i nervi. Era anche peggio di quella volta che la vicina di casa asseriva di avere una vita ancor più soddisfacente della sua.
Arrivata in cucina decise che per una volta tanto si poteva permettere il lusso di organizzare una vera e propria colazione stile natalizio, così si concentrò profondamente nei propri compiti e nella preparazione di una sfarzosa tavola imbandita con dolci, tartine, manicaretti e stuzzichini, belle tazzine e piattini decorati, latte, caffè infine con panini burro e marmellata e frutta varia. Era tanto presa dai suoi pensieri da non accorgersi che suo marito usciva di casa.
L’uomo era pensieroso e confuso. Non sapeva come fare. “Sono diventato pazzo.” Pensava tra sé e sé.
Continuava ad avere immagini e ricordi nitidi e vivi che però non erano i suoi. Erano troppo perfetti per essere illusioni o sogni.
“Quel dannato libro !” Borbottava dentro la sua mente, semivocalizzando le parole.
“Eppure non può essere altrimenti.” Pensava. “Ma come diavolo è successo ?”
Nel leggere il libro, pagina dopo pagina, si era reso conto, con una comprensione sempre maggiore, che lui ricordava perfettamente ciò che era accaduto a quel Papa morto da più di un secolo. Inizialmente aveva supposto di essersi immedesimato nella lettura tanto da averne assorbito, come dire, persino lo spirito oltre che i semplici fatti. Gli sembrava una cosa incredibile, ma pur verosimile, poteva capitare. Aveva sentito parlare da illustri professori, alla televisione, della sensazione di déjà vu. Dicevano che si tratta di un meccanismo inconscio, un gioco della mente, che non ha nulla a che fare con un avvenimento già capitato o già visto come la parola stessa vorrebbe indicare. Gli illustri personaggi affermavano che un déjà vu è la capacità della mente di immedesimarsi, di immergersi in un concetto, un pensiero fino a sentirsene parte. La sensazione risultante sembra sia quella di vivere lo stesso momento per una seconda volta.
Leo pensava che immergendosi nella lettura del libro la sua sensazione di déjà vu  si era complicata, era peggiorata. Mano a mano che leggeva nella sua mente emergevano ricordi, vivi e reali, di fatti dei quali le parole stampate non dicevano nulla. A volte il libro raccontava qualcosa che era l’esatto contrario di ciò che lui ricordava. Una mistificazione bella e buona della vita di Leopoldo IX. Alcuni incontri con illustri esponenti che il libro dava per certi lui non li ricordava, anzi, era proprio certo che non fossero mai avvenuti. Altri episodi importanti della vita di Papa Leopoldo Leo se li ricordava perfettamente, eppure, stranamente, nel libro non venivano neppure accennati.
Così, pian piano, una concreta convinzione si insinuò nella mente dell’uomo: lui era Papa Leopoldo IX.
Tale convinzione si era radicata tanto profondamente da non farlo dormire, tanto da farlo sentire sotto pressione. “Come è possibile una cosa simile ?” Si domandava disperato.
Quella mattina, dopo una nottata trascorsa a riflettere, cercando di collegare la sua attuale vita e la realtà che lo circondava con i ricordi della vita dell’antico pontefice, improvvisamente si era alzato dalla sua poltrona e aveva sentito l’irrefrenabile desiderio di un po’ di aria fresca. Così, ignorando sua moglie, che era intenta a cucinare, uscì in giardino e si sedette sulla soffice erba. La brina mattutina gli bagnò immediatamente i pantaloni e ora, con le natiche al fresco e la mente leggermente schiarita, Leo si rese conto che non era pazzo. Improvvisi, come l’esplosione di una granata, i ricordi dei suoi ultimi giorni della sua precedente vita vennero a galla, come emersi da profondi abissi e la comprensione emerse con essi.
Ricordò due strani individui, vestiti con lunghe tonache color panna. I due erano apparsi una mattina al suo capezzale papale. Già all’epoca si era chiesto come avessero fatto tali individui ad arrivare fino a lui sfuggendo al controllo delle sue guardie svizzere. Ricordò di aver pensato si trattasse di due notabili venuti da terre lontane, due emissari in visita. Però era sicuro che nessuno dei suoi sottoposti avrebbe mai permesso a qualcuno di entrare nelle sue stanze private.
I due individui, più di un secolo prima, quella strana mattina, avevano salutato Papa Leopoldo IX con rispetto e devozione. Tale melense saluto aveva subito sopito i timori del pontefice, così egli permise ai due di parlare. Gli emissari, con una pronuncia molto stretta, ma piacevolmente musicale, avevano chiesto cosa sua magnificenza pensasse della vita oltre la morte. Da buon Papa, Leopoldo aveva dispensato la canonica visione del mondo cattolico, lodando Santi e inveendo contro i peccatori e i miscredenti.
I due individui non si erano scomposti alle parole del pontefice. Con calma, avevano spiegato che loro avrebbero fatto in modo che lui, Papa Leopoldo IX, avrebbe vissuto molto a lungo sul suolo terrestre, anche dopo la sua dipartita.
Leo ricordava esattamente quell’incontro, ricordava che gli era parsa anomala quella conversazione, proprio come continuava a sembrargli inverosimile adesso.
All’epoca nella quale era Papa, aveva pensato che quei due individui intonacati non fossero troppo sani di mente. Così, vederli soddisfatti della sua incredulità lo aveva scambiato per un velato complimento. Supponendo che i due avevano una cultura diversa dalla sua, aveva concluso che il loro atteggiamento era una forma di rispetto. Poi, vedendoli svanire lentamente, si era impaurito ed aveva urlato chiamando le sue guardie. Purtroppo quando le guardie svizzere arrivarono i due incappucciati erano completamente evaporati.
Papa Leopoldo IX aveva ripensato per giorni a quell’incontro, poi, con il passare del tempo e l’affievolirsi del ricordo aveva concluso che si era trattato unicamente di un brutto sogno mattutino, un sogno estremamente realistico ma pur sempre solo un sogno.
Adesso, seduto sulla fresca erba del proprio prato, con i pantaloni bagnati e la mente lucida, con l’esperienza di una vita molto più banale sulle spalle, Leo interpretò tale ricordo sotto un’ottica leggermente più aperta. Ancora non aveva idea di chi fossero i due individui che gli avevano fatto visita, ma poteva intuire che avevano fatto qualcosa di molto particolare e lui, adesso, ne stava scontando le conseguenze.
=^.^=
-- Sembrava l’individuo ideale – Disse quasi sospirando una voce nel buio.
-- Già. – Replicò una seconda voce. – Profondamente religioso, convinto che dopo la morte non ci fosse altro oltre a Paradiso, Purgatorio e Inferno.
-- Forse lo abbiamo sopravvalutato.
-- No. Le nostre decisioni erano ben avallate dalle indagini condotte.
-- Nonostante ciò ha riacquisito tutti gli integri ricordi dopo ben due reincarnazioni.
-- Credo che l’esperimento sia fallito.
-- Devo concordare. Questo esperimento è concluso e fallito. – un sospiro. – Purtroppo non abbiamo ancora appurato se un individuo può sopportare una prolungata e duratura esperienza della vita, anche quando è avvantaggiato dall’esperienza dei ricordi pregressi.
-- Possiamo sempre continuare l’esperimento controllando se il soggetto riesce a superare questa esistenza nonostante abbia riacquistato unicamente i ricordi della sua prima esistenza cosciente e lo abbia fatto solamente a metà della sua attuale reincarnazione.
-- Possiamo, certamente. – Altro sospiro. – Anche se, naturalmente, non mi aspetto buoni risultati. Abbiamo già fatto migliaia di tali esperimenti e nulla induce a credere che il suo animo possa resistere contro l’incombente pazzia.
Una figura incappucciata, affacciata ad una finestra che fino a ieri non esisteva, guardava la figura di Leo seduta sul prato. Scrollò lentamente la testa e, con il volto triste, si girò con movimenti delicatamente lenti verso il suo compagno di stanza.
-- Ho analizzato i dati di un altro soggetto. – Disse dopo aver riflettuto.
-- Di chi si tratta ?
-- Teodore Ramsey. Diventerà nonno del futuro presidente mondiale, potrebbe essere una vita interessante da analizzare.



Breve racconto di Fantascienza scritto da me Gatto NineNineNine e mio Padre Inzbin

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